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Myanmar

Pyidaungsu Myanmar Naingngandaw

Affascinante Paese ricco di tradizioni con una cultura millenaria, il Myanmar chiamato anche “Il Paese delle Mille Pagode” o “la Terra dorata”, offre l’opportunità di immergersi totalmente nell’essenza della cultura e della filosofia buddhista.

La capitale è stata ufficialmente spostata da Yangon a Naypyidaw
il 6 Novembre del 2005, nell’interno dello Stato,
320 Km a nord della vecchia capitale.

Superficie: 676.756 Km²
Abitanti: 41.995.000 (stime 2001)
Densità: 62 ab/Km²

Paesi confinanti: Bangladesh e India a NORD-OVEST, Cina a NORD-EST, Laos ad EST, Thailandia a SUD-EST

Clima: Monsonico tropicale

Forma di governo: Repubblica militare

Moneta: Kyat del Myanmar

Gruppi etnici: Birmani 72%, Shan 9%, Karen 7%, altri 12%

Religione: Buddhista, Animista, Cristiana, Musulmana

Lingua: Birmano (ufficiale), Inglese

Fuso orario: il fuso è di 6.30h su Greenwich

Il Myanmar è composto da sette divisioni e sette stati.
A loro volta sono divisi in contee, spazi comunali e villaggi.

1. Stato Rakhine
2. Stato Chin
3. Stato Kachin
4. Stato Shan
5. Stato Kayah
6. Stato Karen
7. Stato Mon
8. Divisione di Sagaing
9. Divisione del Tenasserim
10. Divisione dell’Irrawaddy
11. Divisione di Rangoon
12. Divisione di Bago
13. Divisione di Magway
14. Divisione di Mandalay

Le divisioni sono popolate prevalentemente da Birmani, mentre gli stati hanno particolari minoranze etniche (tra cui Shan e Karen).

Fonte: [wikipedia.org]

Cenni di storia

Myanmar raggiunse il suo massimo splendore tra il 1.057 ed il 1.280 d.c. quando le tribù Mon colonizzarono parte della regione e si fusero con altre tribù per fondare l’impero di Bagan.

Il Re Anawratha (1.044 – 1.077 d.C.) unificò per la prima volta il Paese e diffuse la religione buddhista theravada, che si mescolò con culti animisti officiati ancora oggi tramite i “Nat” (gli spiriti).

Durante il Regno di Anawratha vennero costruiti templi imponenti – ancora in piedi – palazzi e monasteri in legno intagliato che sono invece andati distrutti nel corso dei secoli a causa di guerre, saccheggi, incendi e terremoti.

Il Regno di Bagan fu travolto verso la fine del 1200 dall’invasione mongola.

Nel 1500 sbarcarono i portoghesi, successivamente gli inglesi – fu provincia britannica tra il 1824 e il 1945 salvo una breve interruzione – ed i giapponesi.

L’occupazione di questi ultimi, tra il 1942 ed il 1945, fu caratterizzata da crimini ed efferatezze.

E’ a questo periodo infatti che risale la costruzione della “ferrovia della morte” – per le migliaia di uomini adibiti al lavoro forzato che vi morirono – che avrebbe dovuto collegare la Birmania a Bangkok ed immortalata nel film “Il ponte sul fiume Kway”.

Nel 1943 i giapponesi fecero della Birmania una nazione formalmente indipendente ma in sostanza retta da un regime fantoccio alle loro dipendenze.

Tra tutti i Paesi occupati dai giapponesi fu quello che soffrì di più: molte città vennero ridotte in cenere da incursioni aeree, i pozzi petroliferi e le vie di comunicazione furono distrutte, le esportazioni di riso bloccate.

Il popolo accolse con gioia la vittoria degli Alleati, sperando però che gli inglesi avrebbero accordato loro la tanto agognata indipendenza.

La Gran Bretagna invece concesse l’autogoverno nell’ambito del Commonwealth.

Furono questi anni turbolenti, con l’eroe della resistenza e poi padre della patria Aung San che spinse per uscire dalla sfera di influenza inglese.

Oltre a ciò sorsero i primi problemi di convivenza tra le etnie che da secoli risiedono sul territorio. I karen, gli shan, i cachin ed i chin infatti pretendevano l’autonomia dalla maggioranza birmana.

Aung San fu assassinato prima di trovare una soluzione (1947).

Il suo vice e successore, Thakin Nu, fece approvare una nuova costituzione e negoziò con la Gran Bretagna l’uscita dal Commonwealth.

I primi anni ’50 furono caratterizzati da scontri diplomatici e militari – seppur di trascurabile entità – con il potente vicino del Nord, la Cina, perché una parte dei seguaci di Chiang Kai-shek sconfinarono per fuggire alle truppe maoiste.

Nel 1953 la situazione economica peggiorò ulteriormente.

Gli aiuti economici degli americani erano ormai cessati, la ridistribuzione delle terre tra i contadini non dette i risultati sperati, i gruppi etnici tentarono la secessione.

La situazione condusse nel 1958 ad un colpo di stato militare.

Nel 1960 ci furono nuovamente le elezioni, ma dopo due anni un secondo colpo di Stato riportò al governo il generale Ne Win.

Negli anni tra il 1963 e il 1966 furono nazionalizzati i principali settori dell’economia. Nel 1974 venne proclamata la repubblica socialista.

Le guerriglie etniche e comuniste continuarono e il Paese si isolò sempre di più in campo internazionale

Nel 1988, dopo uno scontro particolarmente cruento tra la polizia ed i dimostranti che provocò 30 morti, il generale Ne Win fu costretto a rassegnare le dimissioni. Lo sostituì il generale Saw Maung che represse nel sangue (oltre 1000 morti) i disordini.

Nel 1989 la Birmania cambiò nome in Myanmar, forse per eliminare qualunque indicazione etnica nel nome – evitando quindi di privilegiare i birmani.

Nel 1990 il regime militare permise elezioni democratiche, ma la schiacciante vittoria dell’opposizione guidata da Aung San Suu Kyi, la figlia dell’eroe nazionale Aung San, costrinse Saw Maung a congelarne i risultati.

I leader dell’opposizione furono arrestati.

Nel 1991 Aung San Suu Kyi, già agli arresti domiciliari, ricevette il premio Nobel.

Ad oggi nulla è cambiato.

Popolazione

E’ costituita da numerose etnie.

Ne sono riconosciute ufficialmente solo alcune, raggruppate per somiglianze linguistiche e provenienza.

Sono:

I Birmani (64%), che vivono principalmente nella parte centrale e meridionale del Paese.

I Chin, minoranza che risiede nelle regioni montuose del nord ovest.

I Kachin, che vivono anch’essi nelle regioni montuose del nord.

I Karen (7%), che vivono nella regione orientale del Paese e per molti anni hanno combattuto insieme agli Shan contro il Governo Centrale per ottenere l’indipendenza.

Gli Shan (11%), di origine Thai, abili coltivatori e artigiani che vivono sulle colline e le montagne orientali.

Gli Wa, minoranza dedita alla coltivazione dei papaveri da oppio che vive nelle regioni nord orientali.

I Mon (2,5%), che vivono nella Regione vicino al delta e si dedicano alla coltivazione del riso.

 

Ancora oggi il popolo birmano è profondamente legato ai valori tradizionali.

Il buddhismo rappresenta uno stile di vita oltre che una religione.

Il monastero spesso sopperisce alla mancanza di strutture statali occupandosi dell’istruzione dei giovani.

All’età di 9 anni i maschi celebrano la fine dell’infanzia partecipando ad una cerimonia religiosa e iniziano un periodo di noviziato di durata variabile.

Un buon buddhista infatti deve trascorrere nel corso della vita almeno tre periodi come monaco.

La maggioranza veste ancora il longyi, un tessuto simile al sarong che si annoda intorno alla vita e avvolge la parte inferiore del corpo fino alle caviglie.

Spesso donne e bambini hanno il volto e le braccia ricoperte di una pasta giallina chiamata thanaka, che serve a proteggere la pelle dal sole e dagli agenti atmosferici.